Articolo pubblicato da Ansa.it – Scienza e Tecnica – 25/03/2019
Link all’articolo

Articolo segnalato dalla Sig.a Valeria Pascale – socio qualificato A.CS.I.

Nel Dna un archivio dei ricordi, aiuterà a rigenerare gli organi

Le cellule conservano nel Dna il ricordo della loro vita embrionale e, teoricamente, sono in grado di riattivare i geni che in passato ne hanno guidato lo sviluppo.

Lo dimostra la scoperta del primo archivio molecolare di ricordi embrionali, pubblicata sulla rivista Molecular Cell. Individuato nei tessuti di topo dall’Istituto americano per il cancro Dana-Farber, l’archivio dei ricordi cellulari apre una nuova strada alla rigenerazione degli organi danneggiati o malati.

La memoria molecolare delle cellule è rappresentata da piccoli gruppi chimici, chiamati gruppi metile, che si legano al Dna. A seconda del modo e dei punti in cui avviene il legame, nonché del loro numero, queste piccole etichette molecolari possono determinare quali geni devono restare spenti e quali, invece, essere riattivati.

“Abbiamo scoperto che le cellule adulte conservano un catalogo di tutti i geni in uso durante le fasi precoci dello sviluppo”, ha spiegato Ramesh Shivdasani, uno dei coordinatori della ricerca. “Quello che ci ha sorpreso – ha aggiunto – è che questo catalogo non rimane bloccato per sempre, ma le cellule stesse possono accedervi in opportune condizioni.

Per gli autori della ricerca, questa scoperta – ha concluso – potrà avere profonde implicazioni nel trattamento di molte malattie, come quelle degenerative e tumorali”.

http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2018/08/23/scoperta-memoria-sistema-immunitarionascosta-in-bella-vista_5513ef10-27cf-4432-bccb-536717d60fb9.html

Emilio Del Giudice

 

Le geografie fluide di Emilio Del Giudice e Gerald Pollack: la Quarta fase dell’acqua

 

Il fisico italiano Emilio del Giudice in questa conferenza parla di una proprietà dell’acqua scoperta da Gerald Pollack. Una scoperta che chiarisce uno dei misteri più grandi della biologia, evidenziato già negli anni Cinquanta del Novecento dal premio nobel per la medicina Albert Szent-Gyorgyi.

Facciamo un breve riassunto. Nella materia vivente succedono una grandissima quantità di reazioni chimiche. Queste sono possibili solo se una qualche sostanza sia in grado di liberare elettroni. Ma quale tra le sostanze presenti nella materia vivente è in grado di liberarli?
Ecco il mistero. Gyorgyi pensa che sia l’acqua. Eppure occorrono 12,6 elettronvolt per liberare un elettrone di una molecola d’acqua. Cosa che richiede un livello di energia (nucleare o termica) incompatibile con la vita.

Da dove vengono allora gli elettroni che servono per le reazioni chimiche che accadono continuamente nel corpo?
Come aveva intuito Albert Szent-Gyorgyi questi vengono proprio dall’acqua. Ecco il racconto di Emilio del Giudice.
All’inizio degli anni 2000 il fisico americano Gerald Pollack dell’Università di Seattle, ha osservato sperimentalmente che l’acqua vicino alle superfici, per una profondità di vari micron, è un’acqua che ha proprietà diverse da quella sfusa (bulk) e che è capace di cedere facilmente elettroni.
La molecola d’acqua, quando è isolata, richiede 12,6 elettronvolt per liberare un elettrone, ma la stessa cosa non è vera quando questa stessa molecola sta insieme ad altre molecole d’acqua e quando è vicina a una superficie.
Dobbiamo ricordare che nella materia vivente tutto è organizzato attraverso membrane e che non c’è punto del nostro organismo che disti più di 1 milionesimo di centimetro da una qualche membrana. Questo significa che non c’è molecola d’acqua (il 99% di tutte le molecole presenti nel corpo sono d’acqua) che disti più di 1 milionesimo di centimetro da una membrana.
Pollack dimostra quindi che l’acqua vicina a una membrana ha una natura diversa e che è sufficiente mettere in questa acqua l’estremità di un filo elettrico per avere una corrente. Questa corrente, secondo Pollack, è l’espressione di quella che anticamente si chiamava la forza vitale. Una specifica forma di energia che è al lavoro negli organismi biologici.

Del Giudice descrive un esperimento di Pollack. “Riempie di acqua un recipiente le cui pareti sono fatte di sostanze proteiche idrofile, poi versa tracce di colorante, osserva questo liquido colorato con un potente microscopio e che cosa scopre? Che il colorante non si scioglie uniformemente ma lascia delle zone oscure in vicinanza delle pareti. Chiama questo strato zona di esclusione. In altre parole dimostra che i soluti non possono penetrare in questa zona. Non solo, Pollack scopre che in questa zona è facile che l’acqua ceda elettroni. Nell’acqua che ha queste caratteristiche particolari non si scioglie niente e i soluti restano sulle superfici e si organizzano sulle superfici.
Ecco qual è il meccanismo che dà luogo alle morfologie biologiche. Se abbiamo queste regioni di acqua in cui non penetra niente, nelle intercapedini tra di esse si addensano i soluti. E così che si formano delle architetture, delle strutture che hanno una loro morfologia e che sono la radiografia dei domini di coerenza dell’acqua. In altre parole queste strutture ricalcano la struttura delle regioni organizzate dell’acqua quelle che Pollack chiama zone di esclusione.
(A cura di Rosella Denicolò)

Il Prof. Gerald Pollack sarà presente alla conferenza A.CS.I. il 27/28 ottobre 2018. Clicca QUI per info.

 

 

Eccovi le prime risposte al sondaggio su AcsiProf.

Per accedere al sondaggio clicca QUI

Abbiamo avuto 61 risposte finora e sia per chi lo a fatto che per chi potrà ancora rispondere entro la fine di luglio, vi proponiamo i risultati parziali.

Sondaggio al 10 Luglio

La prima domanda: Sei interessato ad iscriverti e/o diventare professionista in Biodinamica Craniosacrale (ai sensi della legge 4/13)?

Le risposte:

  • 32 SI
  • 24 Vorrei capire meglio
  • 4 NO
  • 3 Non lo so ancora

La seconda domanda: Oltre alla Biodinamica Craniosacrale BCS, pratichi e sei iscritto ad altri albi di professionisti in Discipline Bio Naturali, DBN?

Le risposte:

  • 18 praticano altre DBN e lo specificano
  • 2 sono medici
  • 1 è di formazione Upledger
  • 9  hanno solo segnalato con ****
  • 8 Non sono soci ACSI
  • 6 sono ex soci ACSI
  • 5 sono sconosciuti o anonimi

Riportiamo delle domande poste da alcuni operatori a cui risponderemo, anche individualmente, ma a cui potete rispondere anche voi qui sul Blogcraniosacrale.

  • Che senso ha un doppione? Non basta impegnarsi e valorizzare ACSI?
  • Sono iscritta ad ACSI e a Conacreis (perché hanno una polizza assicurativa che comprende la tutela legale), già così ho una discreta cifra da sostenere. Iscriversi ad AcsiProf comporta un’ulteriore quota? Il dubbio più grande che ho è nell’infilarci in ambiti sempre più definiti, sull’onda del riconoscimento andiamo a diventare più “attaccabili”? Un po’ come i counselor che sono tormentati dagli psicologi, finiremo tormentati dagli osteopati e dai medici? Finiremo a dover avere una laurea in medicina o Isef o scienze motorie per poter essere operatori BCS?
  • Per il momento vivo a Glasgow, Scozia, dove ho fatto il corso in BCST. Un domani se mi dovessi mai trasferire di nuovo a Modena, è automatico che posso iniziare a lavorare o dovrei fare altri esami? Grazie.
  • Io ho imparato la Craniosacrale metodo Dott. Upledger nel 1998 grazie al suo allievo fisioterapista Garry Brumer. La eseguo da allora con successo. Mi piacerebbe che questa tecnica venisse riconosciuta da poterla eseguire tranquillamente negli ospedali e altri luoghi pubblici. Iscrivendomi si potrà arrivare a questo? Io l’ho imparata in 9 giorni e, avendo alle spalle un corso di massofisioterapista al CTO di Milano, potrebbe essere valido il mio attestato per eseguirla in luoghi pubblici tipo ospedali e case di riposo? Vi ringrazio e vi saluto cordialmente.
  • Vorrei capire meglio cosa comporta in termini di corsi da frequentare, grazie.
  • Vorrei sapere se é indispensabile ottenere la certificazione delle competenze della regione Lombardia.
  • Essendo una fisioterapista, non so se posso iscrivermi o se devo rimanere solo socio ACSI.
  • Considerazione: mi iscrivo perché penso sia una cosa positiva per molti che AcsiProf abbia tanti iscritti.
  • Per svolgere professionalmente il ruolo di operatore di craniosacrale è necessario avere uno studio o si può fare anche a casa propria?
  • Cosa volete fare di questo sondaggio? Sarà possibile in tutta Italia il riconoscimento di queste discipline?
  • Se una persona diventa professionista ai sensi della legge 4/13, cosa comporta e cosa vuol dire?
  • Vorrei capire meglio il valore aggiunto di AcsiProf rispetto ad ACSI. Vorrei sapere con chiarezza anche se l’essere associato alla sola ACSI mi è sufficiente per poter lavorare come professionista riconosciuto da una associazione nazionale e se ha un qualche valore il registro di operatori al quale mi avete iscritto. Tipologia, durata e costi della formazione aggiuntiva; possibilità di collegamento con altri albi; aggiornamenti necessari.
  • Buongiorno, cosa bisogna fare per essere in regola oggi in merito alla professione Craniosacrale? Grazie in anticipo, Donatella.
  • Voglio diventare professionista, ma voglio capire come funzionerà, anche in termini di costi. Al momento non ho domande.

 

La comunicazione e le relazioni interne ed esterne

 

 

 

 

a cura di Paolo Maderu Pincione

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2018/03/27/scoperto-un-nuovo-organo-nel-corpo-umano_3971ec0a-6438-4578-86bf-2f05126f989e.html

Ecco un articolo in italiano, sulla “scoperta” dell’interstizio, o meglio sulla nuova comprensione di questo vero e proprio organo, resa possibile dalle più recenti tecniche di indagine del corpo umano in vivo. E risuona con il nostro approccio al corpo dei fluidi…

In questo articolo Kavi Gemin ripercorre le fasi di una sessione di Biodinamica, mostrando attraverso un esempio tratto dalla sua pratica clinica come l’operatore riesce a sincronizzarsi con l’intelligenza della marea in azione nel sistema del cliente.

Il primo passo fondamentale è quello di lasciare andare l’idea di cambiare qualcosa e aprirsi a una paziente osservazione, attendendo che qualcosa cambi nella fisiologia e che si manifesti una tendenza verso un’unità, un assestamento, un ritorno dell’orientamento verso l’intero.

Solo dopo questo primo ineludibile passo, è possibile che emergano le forze organizzative del respiro della vita, che hanno costruito il corpo durante le prime settimane di vita dell’embrione, e che restano sempre disponibili a mantenerlo e a ripararlo, secondo il progetto originario dal concepimento in poi.

http://www.craniosacral-training.it/newsletters/lembrione-in-noi-di-kavi-gemin/

Un articolo di Michael Kern di alcuni anni fa sui campi fluidi embriologici della colonna vertebrale, con alcune preziose indicazioni di come interagire con le forze biodinamiche embrionali:

“Lavorare con il campo fluido ha una qualità più profonda e più lenta rispetto a lavorare con il ronzio della funzione neurologica. Riguarda l’orientarsi alle intenzioni embriologiche all’interno di un campo percettivo ampio. L’operatore ha bisogno di approfondire e assestare la sua consapevolezza continuando ad orientarsi in maniera tridimensionale all’intera biosfera del paziente. Allora può invitare stati di equilibrio e assestamento in quel campo fluido, ed una riconnessione al campo più ampio della respirazione primaria…ed è così che permette la guarigione ad un livello profondo.”

Pubblico qui come una risorsa per tutti i lettori del blog il video del botanico W. Seifriz che nel 1950 effettuò una ricerca sul protoplasma di un tipo di muffa, video una volta rarissimo, ora per fortuna reso disponibile alla visione. Lo accompagna il commento di Franklyn Sills (da le Basi della Biodinamica Craniosacrale,pag 18).

sacrocraniale.wordpress.com/…/protoplasma-e-respirazione-primaria

A seguire, un altro contributo di una ricercatrice-artista, Heather Barnett, che crea con il Physarum polycephalum, un organismo eucariota che vive in zone fredde e umide, dal titolo “Cosa può imparare l’uomo da una muffa semi-intelligente”. Il video di H. Barnett è in inglese, ma si trova una versione sottotitolata in italiano a questo link https://www.ted.com/talks/heather_barnett_what_humans_can_learn_from_semi_intelligent_slime_1?language=it#t-2929

 

 

Un articolo che fa chiarezza sull’utilizzo dei termini microbiota e microbioma. Segnalo anche come particolarmente interessante il sito da cui proviene: microbioma.it . Si definisce come il primo portale italiano di aggiornamento medico su microbiota e microbioma. E’ infatti un sito interamente dedicato a questo nuovo settore della ricerca medica e gastroenterologica. Tutto in italiano, indubbiamente un altro merito!

N.B. Per accedere all’articolo, cliccare sulla foto qui sotto.

 

Questo il link ad un interessante articolo su microbiota e microbioma:

https://www.scienceforlife.it/content/dal-microbiota-al-microbioma